Display a confrontoPremetto di essere un tecnofilo attratto da (quasi) qualsiasi giocattolo tecnologico, più o meno utile, più o meno sensato.

In questo caso, tuttavia, do la mia visione su un “fenomeno” che ha attirato la mia attenzione, vale a dire la risoluzione degli schermi di smartphone e tablet.

Il progresso tecnologico è continuo, e si è manifestato in tutti i principali componenti hardware (e software) dello smartphone.

Se si passa da una semplice CPU single core a poche decine di Mhz a processori quadcore a 2.5 GHz e oltre (tra qualche mese saranno realizzati i primi dispositivi con architettura a 64 bit), è evidente un incremento percepibile delle prestazioni.

Se si passa da pochi Mb di RAM ad un dispositivo con 3Gb ad alta velocità, è evidente un incremento percepibile delle prestazioni.

Analogo discorso per gli altri componenti: qualità fotocamera (risoluzione, dimensioni sensore, etc), dimensioni display, capacità batteria, etc.

In tutti i casi ad un incremento più o meno significativo del livello tecnologico di un componente, è corrisposto un incremento percepibile della relativa prestazione.

C’è una eccezione: la risoluzione degli schermi di smartphone e tablet. Dai primi smartphone che avevano risoluzioni di 240x320 pixel (diagonale 2.8”), si è passati a 320x480, poi 480x640, poi 480x800, fino ad arrivare ai recenti “full hd”, vale a dire 1080x1920. Una maggiore definizione significa, a parità di dimensione dello schermo, un miglior dettaglio delle immagini. Sembrerebbe ovvio che una maggiore densità di pixel (DPI, dot per inch) sia sempre qualcosa di auspicabile, positivo, sinonimo di migliore qualità dell’immagine visualizzata sullo schermo. E invece...

Per calcolare la densità di pixel DPI, applichiamo il rivoluzionario teorema di Pitagora:

DPI=Pitagora

dove “x” ed “y” sono le risoluzioni orizzontale e verticale dello schermo, e “pollici” la sua diagonale. La risoluzione reale dipende anche dalla tecnologia utilizzata. Nel caso dei principali schermi Samsung, ad esempio, la definizione reale è (2/3) di quella teorica. In altri casi non sono necessari fattori correttivi.

Qualche anno fa Apple dichiarava di aver raggiunto, negli schermi dei suoi dispositivi mobili (iphone), il limite umano, vale a dire una densità di pixel superiore a quanto risolvibile dall’occhio umano. Tale valore, che dipende da numerosi parametri oggettivi e soggettivi, è nell’ordine dei 300 DPI. In altre parole, anche in condizioni ideali, l’occhio umano (privo di difetti nella visus) non è in grado di distinguere uno schermo con una densita di 300 dpi (circa) da uno con una densità superiore.

Conti alla mano, nel caso di una definizione FULL HD, la diagonale corrispondente alla massima densità di pixel visibile dall’occhio umano è circa 7,3” (4,9” applicando il fattore correttivo dei super amoled Samsung). Gli attuali smartphone full HD (che di norma hanno schermi con diagonale tra 4” e 5”) e gli attuale phablet full HD (categoria intermedia tra smartphone e tablet, con diagonale schermo tra 5,2” e 6,4”) hanno tutti una densità di pixel superiore o comparabile con la massima risoluzione percepibile dall’occhio umano.

Non paghi di questo risultato, recentemente i principali costruttori di dispositivi mobili (Samsung, LG, Oppo, etc) hanno realizzato i primi dispositivi mobili con risoluzione QHD (2560x1440), su schermi da 5,5”, che saranno disponibili nel mercato nel secondo quadrimestre del 2014.

Stando ai numeri, nel caso di una definizione QHD, la diagonale corrispondente alla massima densità di pixel visibile dall’occhio umano è circa 9,8” (6,5” applicando il fattore correttivo dei super amoled Samsung).

In sostanza i nuovi schermi QHD da 5,5” hanno una densita di pixel assolutamente INUTILE . L’occhio umano non è in grado di apprezzare l’elevata densità.

Al contrario la CPU, la GPU, la RAM e la batteria sono decisamente in grado di apprezzare tale forte differenza: di fatto saranno costretti ad un lavoro straordinario, per gestire qualcosa di inutile. Per non parlare del prezzo di acquisto del dispositivo.

In conclusione, si tratta a mio avviso di una azione di marketing, di un inutile sfoggio di “bravura tecnologica” che, tuttavia, porterà soltanto conseguenze negative per gli utenti finali.

Spero soltanto che qualche azienda seria rinunci a tale inutile sfoggio, continuando a realizzare dispositivi top di gamma con densità vicina alla massima apprezzabile dall’occhio umano.

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